Oggi mi imbatto in un passaggio del libro di Pennac “Diario di scuola”.
Non ho letto libro, solo un breve estratto, ed è già nella mia wish list natalizia
(se qualcuno vuole farmi un regalo sa cosa fare! 😃 )
Propone un’immagine di ragazzi che fanno fatica.
Ragazze e ragazzi a cui la scuola pesa, e non per deficit particolari, ma perchè, come dice Pennac, sono cipolle! 🧅🧅
Leggiamo questo passaggio:
“I nostri studenti che “vanno male” (studenti ritenuti senza avvenire) non vengono mai soli a scuola. In classe entra una cipolla: svariati strati di magone, paura, preoccupazione, rancore, rabbia, desideri insoddisfatti, rinunce furibonde accumulati su un substrato di passato disonorevole, di presente minaccioso, di futuro precluso.”
Ecco, qui il nostro primo intervento, come educatori (coach, genitori, adulti di riferimento, insegnanti): un adolescente non è solo quello che si vede, magari con il viso ancora stropicciato dal sonno, i capelli arruffati di pensieri, progetti, sogni.
Ci sono emozioni, dietro quegli occhi spesso spaesati, ci sono sentimenti che dobbiamo saper leggere, accogliere, trasmutare ….
“Guardateli, ecco che arrivano, il corpo in divenire e la famiglia nello zaino. La lezione può cominciare solo dopo che hanno posato il fardello e pelato la cipolla.”
Se la testa ed il cuore sono pieni di emozioni e turbamenti, come posso pensare di aggiungere altro? magari la nuova formula di matematica, la versione dal greco o la parafrasi di una poesia.
Anche la tabellina del due diventa impossibile, sei d’accordo? 😉
Il nostro compito è permettere a questi ragazzi di “vuotare il sacco”, di alleggerire, di capire
“Chi sei e non cosa sai!” (cit. Annalisa Ronchi)
“Difficile spiegarlo, ma spesso basta solo uno sguardo, una frase benevola, la parola di un adulto, fiduciosa, chiara ed equilibrata per dissolvere quei magoni, alleviare quegli animi, collocarli in un presente rigorosamente indicativo.”
Basta uno sguardo!
Lo sguardo benevolo dell’adulto che incoraggia, che supporta, che sa che ce la puoi fare, che i tuoi talenti vanno fuori dall’aula, che sei molto di più di un voto, una pagella, un risultato di esame.
“Naturalmente il beneficio sarà provvisorio, la cipolla si ricomporrà all’uscita e forse domani bisognerà ricominciare daccapo.
Ma insegnare è proprio questo: ricominciare fino a scomparire come professori. Se non riusciamo a collocare i nostri studenti nell’indicativo presente della nostra lezione, se il nostro sapere e il piacere di servirsene non attecchiscono su quei ragazzini e quelle ragazzine, nel senso botanico, la loro esistenza vacillerà sopra vuoti infiniti. Certo, non saremo gli unici a scavare quei cunicoli a non riuscire a colmarli, ma quelle donne e quegli uomini avranno comunque passato uno o più anni della loro giovinezza seduti di fronte a noi. E non è poco un anno di scuola andato in malora: è l’eternità in un barattolo.”
Mi accalora questo tema.
Non vedo l’ora che arrivi Natale per leggermi il libro di Pennac ed aggiungerlo a tutte le altre riflessioni a riguardo.
Amo i nostri figli.
Amo i loro sogni.
Amo anche voi che mi leggete, perchè so che stiamo navigando insieme nella stessa direzione, siamo tutti Capitani Coraggiosi!
❤