Come sapete sto lavorando da qualche anno con alcuni insegnanti perchè si possa creare una nuova scuola.
Parlo di scuole superiori (attuali scuole secondarie di secondo grado), ma credo sia importante partire da prima.
Dalle scuole medie, ad esempio, che amo chiamare ancora così, perché “scuola secondaria di primo grado” sono tante parole che mi dicono poco, mentre “media” è quella che sta in mezzo, che fa da ponte, e congiunge l’infanzia con l’adolescenza.
O meglio ancora sarebbe iniziare dalle scuole elementari, ora scuola primaria, perchè i bambini imparino con i rinforzi positivi e non marchiati con dei voti, che si aiutano a misurare un grado di apprendimento, ma servono ai grandi, forse, mentre ai piccoli non dicono nulla, o forse iniziano un processo di competizione invece che di collaborazione.
Visto che siamo ancora in periodo di feste vi saluto con questa storia di Gianni Rodari.
SENZA VOTI
<<Giocheremo alla scuola! – dice Enrica alla sua bambola – Io sarò la maestra e tu la scolara. Se sbaglierai il dettato io ti metterò quattro.>>
<<Cosa c’entra il quattro?>> chiede la bambola.
<<C’entra si. Una volta a scuola la maestra metteva dieci a chi faceva bene e quattro a chi faceva male.>>
<<Perché?>>
<<Perché così gli scolari imparavano.>>
<<Mi fai ridere! Sai andare in bicicletta?>>
<<Certo!>>
<<E quando stavi imparando e cadevi, la mamma ti dava quattro o ti metteva un cerotto? Quando imparavi a camminare e facevi un capitombolo, ti scriveva forse un quattro sul sedere?>>
<<No!>>
<<Ma a camminare hai imparato lo stesso. E hai imparato a parlare, a mangiare, ad allacciarti le scarpe, ad abbottonarti il grembiule, a usare il telefono, a distinguere un frigorifero da un portacenere. Tutto senza voti, né belli né brutti.>>
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